Intervista a Franco Baravelli

Quando mia figlia mi chiese di fare una relazione sulle mie esperienze di allevatore di Boxer, la mia prima reazione fu negativa. Ho pensato: a chi mai può interessare cosa passava a me per la testa quando ho iniziato ad allevare e cosa penso ora dell'attuale situazione della razza? Poi ho riflettuto per un paio di giorni e pensavo egoisticamente: garantito che non c'é altro argomento che mi ingolosisca più di questo a scrivere, io non sono uno studioso, un genetista, un veterinario, non sono un esperto di lavoro, tutto quello che so l'ho acquisito con l'esperienza, vivendo insieme ai boxer, perciò purché non mi chieda di parlare di genetica o di psicologia canina accetto la proposta.
La prima Boxer mi fu regalata dalla mia fidanzata, ora mia moglie, "Santa" Marisa come la chiama il mio amico Stefano Lucini e dopo di lui altri hanno continuato a chiamarla così. Santa perché in tutti questi anni, più di 40, ha sopportato un boxerista fanatico come me. Sarebbe estremamente noioso che raccontassi tutte le emozioni che ho provato quando ho incontrato, io ragazzino di vent'anni, i "grandi" boxeristi dell'epoca, ma non posso fare a meno di compiacermi del fatto che, per mia fortuna, ebbi l'umiltà di capire che per fare il salto di qualità tra l'allevamento e la "scienza di allevare" occorre quell'applicazione che un ragazzino come ero io, mette nell'imparare le norme basilari che regolano la selezione di una razza. Questa mia voglia di sapere e di creare "buoni soggetti" mi ha poi portato nel tempo a togliermi alcune soddisfazioni. Una delle prime fu grandiosa: grande evento, niente di meno che Frau Stockmann giudicava in Italia all'Internazionale di Bellagio, non ci dormivo alla notte al pensiero che, Lei la grande Stockmann, avrebbe giudicato uno dei primi miei cani, voglio dire un Boxer con l'affisso "del Nettuno", finalmente arriva quella domenica mattina, io e Roberto De Sanctis partimmo da Bologna su una 600 Fiat (al'epoca era un gran lusso), tutto il viaggio non abbiamo fatto altro che parlare di cani e anche di persone, non lo nego, sapevamo che ci sarebbero stati grandi allevatori come Confalonieri, Boncompagni, Mola, Bosi, ma niente ci avrebbe fermato, con l'incoscienza e la voglia di emergere arrivammo a Bellagio. Entrai nel ring che le gambe facevano "giacomo-giacomo" Roberto da fuori mi faceva il tifo: dai Franco, stai attento, guarda come tieni quel cane, sei proprio negato, mi urlava arrabbiato: ha puntato gli occhi sul tuo cane! Tutti i personaggi che sapevo di incontrare e che vi ho detto prima erano li nel ring, insieme a me, se la disputavano la vittoria, non ci pensavano nemmeno a me che, ero praticamente quello che in gergo moderno si chiama "neofita", mentre ai miei tempi si diceva "pivello", non solo, quando mi accorsi che veramente Lei, la signora Stockmann, mi fece cenno di avvicinarmi al tavolo dove stava seduta, credetti di non farcela, avevo vinto! Avevo fatto il 1°! L'altra grande emozione la provai quandio ebbi modo di conorscerla a casa sua in occasione di una monta con Godwin v. Dom e ricevetti in regalo un disegno che mi fece su un cartoncino mentre i cani si accoppiavano, diventò poi il logo del mio allevamento. Desidero nominare anche l'amica e maestra Pat Withers del Witherford Kennel inglese, la sincera amicizia ancora solida mi riempe di gioia, per coloro che non la conobbero negli anni 60-70, a Pat va il solo merito di aver allevato Witherford Hot Chestnut conosciuto in tutto il mondo, mentre io verrei aggiungere che niente é più sbagliato e limitativo. Chestnut é stato "uno" dei suoi magnifici, tuttavia moltri altri campioni hanno prima e dopo Chestnut arricchito il sangue dei boxer Italiani ed Europeri in generale.
Il Boxer é un cane che a mio parere va allevato esclusivamente per "Hobby" e per "Passione". Solamente per la soddisfazione di allevarlo e anche di godere le gioie di stare nel ring e, per gli appassionati al lavoro di viverlo sul campo.
Forse é meglio che io dia un tono più "adeguato" a questo lusinghiero compito di parlare un po' di Boxer, altrimenti la redazione mi cestina inesorabilmente, non hanno nemmeno il problema di non essere in confidenza!
Come allevatore ho vissuto problemi di varia natura, posso dire di avere vissuto due "ere" del Boxer, quella dove non si controllava niente, dove non c'erano le prove di lavoro legate alla carriera del cane, dove ognuno di noi puntava a fare solo il “bel cane”. E Quella attuale, dove ci é stata offerta l'opportunità oltre che di fare un bel cane di farlo anche il più sano possibile e caratterialmente un Boxer! Devo ribadire che il salto di qualità é stato proprio questo, il miscelare la scienza alla selezione della razza. Era necessario, dopo tanti anni di allevamento con l'unico obbiettivo di fissare il "tipo". Occorreva, ad un certo punto, anche fermarsi a riflettere e prendere visione dei fatti, abbiamo passato un periodo in cui i nostri Boxer erano sicuramente accattivanti, ma come avevamo fissato il "tipo" tanto avevamo fissato anche le "tare" della razza. È estremamente importante rendersi conto di questo. È difficile lavorare senza una vera e propria banca dati, occorreva costruirla, e se non lo avesse fatto la Società, legando i controlli sanitari e caratteriali alla carriera sportiva, ci saremmo trovati senza patrimonio genetico controllato. Forse saremmo stati tutti più contenti di essere liberi di fare ciò che ci pare, senza alcun obbligo, ma quello di cui io mi sono reso conto é che in effetti lo siamo liberi, mai come adesso lo siamo stati, siamo liberi di usare il cane che preferiamo e nello stesso tempo abbiamo la possibilità di conoscere di lui almeno tre punti sanitari di base: Displasia, Ecodoppler e Spondilosi, é un grande traguardo che abbiamo ottenuto, ci é stata offerta una grandissima opportunità: fare ciò che vogliamo! Quindi anche poter usare un cane controllato, vi pare poco?
Che cosa ne penso della displasia? Come la valuto nei miei criteri di scelta in fase di accoppiamento?
Sotto il punto di vista riproduttivo ritengo la displasia un accertamento di cui dobbiamo conoscere il grado di gravità, ma finché non sarà possibile conoscere il "valore" della patologia di ciascun componente della cucciolata e della discendenza (almeno fino ai nonni) e finché non sarà maggiormente differenziata la scala di classificazione, come si sta facendo invece ora in Italia per la spondilosi, io personalmente presto attenzione a non coprire soggetti entrambi displasici gravi, ma non mi scandalizzo certamente davanti ad un "2" di displasia, soprattutto quando un soggetto ha tante altre qualità sia dal punto di vista sanitario sia morfologico alle quali non voglio rinunciare. Inoltre, purtroppo, c'é un altro aspetto che non mi convince: il fenomeno della displasia é del tutto incomprensibile se pensiamo alla elevata incidenza di cani affetti figli di genitori entrambi esenti = "O", quanti di questi "zero" sono realmente veri? E non sto accusando solo alcuni veterinari compiacenti sia ben chiaro! Ciascun soggetto che io valuto di usare in allevamento lo sottopongo, ai fini della mia scelta, ad un mio esame di coscienza personale, orientando la mia preferenza più verso soggetti che risultano "normali" nell'insieme che legati ad un solo punto, il problema a cui presto più attenzione é sicuramente l'aspetto cardiaco, con quello non si scherza: si muore! I risultati di una selezione di allevamento secondo il mio modesto parere non si costruiscono usando solo i "campioni" anche perché, oggi come oggi, l'inclinazione é che tutti diventano campioni. E' difficile per me comprendere questo fenomeno, fra tutti i cani che frequentano i ring, un'altissima percentuale diventa "campione" e a volte, consentitemelo, non sono identificabili! È logico pensare che ciò avvenga per un'anomalia che si é creata nell'ambiente cinofilo.
Anormalità nell'ambiente della cinofilia, dai tempi dei tempi ce ne sono sempre state, ora però si tratta di spudoratezza, non é facile capovolgere tradizioni e valori di una razza, ma alcuni individui "esperti" ci stanno riuscendo, tuttavia subirne i soprusi é ancora peggio. E' con nostalgia che penso a quando andava male, ora va peggio!
Ma cambiamo discorso che é meglio! Altrimenti come dice una signora Giudice Italiana, potrei sembrare sanguigno e un po' ribelle.
Cosa ne penso delle code lunghe?
In tutta coscienza, penso che questo argomento, se escludiamo lo scritto del Dr. Bosi e del Dr. Pierantoni, sia stato trattato in maniera superficiale e semplicistica. Mi riferisco al detrminare se trattasi o meno di un intervento invasivo. Non lo é e penso che tutti lo sappiamo. Il più serio rischio che rappresentano le code lunghe é un'ulteriore "selezione" alla quale non ci si potrà sotrarre nel tempo. Anche se in una prima stesura di un eventuale nuovo Standard non si terrà in considerazione il portamento della coda, inevitabilmente una saggia discriminazione rientrerà nelle nostre scelte senza ombra di dubbio. La divisione dei cani con una coda ben portata dagli altri sarà inevitabile. La razza invece non ne ha bisogno, siamo già costretti per il bene e la salute del Boxer a rinunciare spesso, a riconoscere che davanti a patologie gravi, come può essere una seria cardiopatia, dobbiamo necessariamente sacrificare una scelta. Ecco perché respingo totalmente la coda lunga nel Boxer. Non si può parlare con disinvoltura e dire: "basta che sia un boxer" come sento spesso da giovani allevatori inesperti che addirittura per convincere se stessi cercano perfino di "inventarsi" l'acqua calda. Alla luce di questo, fin quando vivrò in una Nazione dove ci é permessa la caudectomia non cancellerò la costante del Boxer a coda amputata.
Cosa ne penso della cosiddetta fuori taglia?
Da una ventina di anni a questa parte credo che sia evidente l'impossibilità di tornare indietro, pertanto molto sinteticamente affermo che piuttosto di variare la selezione al punto di farla slittare ad una età minima di 24 mesi (come sta o stava succedendo in Italia), stabilita per abbassare la percentuale di persone che usano gli anabolizzanti (assolutamente inutile a mio parere), Lo slittamento dell'età minima a patecipare in classe lavoro forse avrebbe potuto avere quello scopo, avrei preferito che all'evidenza dei fatti si fosse riconosciuto 1 cm di tolleranza nell'altezza, ad un soggetto nell'insieme corretto. Tuttavia deve essere ben chiaro che "tollerare" non significa consigliare o preferire.
È stato molto piacevole ricordare e parlare della razza, in particolare vorrei suggerire a mia figlia e a mia nipote di mantenere nel corso dell'anno 2001 una rubrica dedicata alle impressioni e agli scambi di opinione fra "Vecchi" e "Nuovi" allevatori. Ripercorrere il cammino della crescita del Boxer non può che portare al futuro della razza stessa, È mia opinione che il Boxer, mai come in questo momento ha avuto bisogno di essere vigilato e protetto. Parlare di LUI contribuirà a sostenerlo.
Buon lavoro a tutti!

Franco Baravelli

(articolo tratto dal nr.1/2001 di "International Boxer Magazine")